Sono il RSPP di un’azienda di servizi. Prima della pandemia alcuni ns dipendenti già lavoravano da casa, poi nell’ultimo anno come previsto dal Protocollo Condiviso abbiamo fatto ricorso allo Samrt Working per molti altri dipendenti. Il ns consulente del lavoro mi dice che contrattualmente tra il Telelavoro e lo Smart Working ci sono differenze; dal punto di vista della sicurezza e salute le due modalità devono essere gestite in modo differente?
Con il termine telelavoro si intende una modalità di organizzazione della prestazione di lavoro mediante le tecnologie dell’informazione. Il Telelavoro e smartworking, tuttavia, non sono la stessa cosa. Vediamo quali sono le differenze principali.
I termini telelavoro e smart working vengono molto spesso utilizzati come sinonimi, tuttavia, lo smart working è l’evoluzione del telelavoro, a causa dello sviluppo e dell’innovazione degli strumenti tecnologici.
Per telelavoro si intende un lavoro svolto a distanza rispetto alla sede lavorativa, si è diffuso, negli Stati Uniti negli anni ’70 grazie allo sviluppo delle tecnologie informatiche.
Il telelavoro è una particolare modalità di organizzazione del lavoro e non è una una tipologia contrattuale, è caratterizzato per l’utilizzo di strumenti informatici e telematici, chi svolge il telelavoro non è vincolato alla presenza fisica in ufficio.
Pertanto, nel telelavoro, il lavoratore è vincolato a lavorare da casa e le medesime responsabilità possedute sul posto di lavoro sono trasferite a casa del lavoratore.
La disciplina del telelavoro è rinvenibile nell’accordo interconfederale sul telelavoro del 9.6.2004. La disciplina dello smart working è, invece, rinvenibile nella Legge n. 81/2017.
Il telelavoro, può essere:
Autonomo, il lavoratore svolge la sua attività lavorativa, personale a distanza, per conto di un committente, senza vincolo di subordinazione e in piena autonomia e con l’utilizzo di propri strumenti informatici;
Parasubordinato, la prestazione lavorativa è svolta in favore del committente, in modo coordinato e continuativo. Il lavoro è organizzato, tuttavia, in modo autonomo;
Subordinato, il lavoratore è sottoposto al controllo e alle direttive del datore di lavoro.
Il telelavoro ha carattere volontario e può essere instaurato sia all’inizio del rapporto di lavoro, sia in un momento successivo.
Le parti sono libere di accettare o meno la proposta di lavoro mediante telelavoro ed il rifiuto del lavoratore non costituisce motivo di risoluzione del rapporto di lavoro.
Il datore di lavoro deve fornire al telelavoratore:
- Le informazioni circa il rapporto di lavoro, il contratto collettivo applicato e la descrizione della prestazione lavorativa;
- Le modalità da utilizzare.
Organizzazione dell’attività lavorativa
L’accordo interconfederale sul telelavoro del 9.6.2004, chiarisce quali sono alcune modalità organizzative del telelavoro:
- Le modalità organizzative della prestazione lavorativa devono essere definite e portate a conoscenza del lavoratore, in via preventiva prima dell’avvio del telelavoro;
- Il datore di lavoro fornisce gli strumenti ed i supporti tecnici informativi necessari allo svolgimento della prestazione lavorativa, a meno che il dipendente non si avvalga di strumenti propri. Anche la manutenzione resta a carico del datore di lavoro.
Nel telelavoro, sono escluse le disposizioni in materia di:
- Orario normale di lavoro;
- Durata massima dell’orario di lavoro;
- Lavoro straordinario;
- Riposo giornaliero;
- Pause;
- Lavoro notturno.
Smart working
Nello smart working, il luogo in cui verrà svolta la prestazione lavorativa da parte del lavoratore è una scelta del lavoratore, il quale, decide con piena autonomia i tempi e il luogo di lavoro, senza una postazione fissa.
La disciplina dello smart working è rinvenibile nella Legge n. 81/2017, il quale prevede che, sussista:
- Carattere volontario, l’accordo (da intendersi scritto) tra lavoratore e datore di lavoro, può avvenire nel momento di avvio del rapporto di lavoro, o in un momento successivo. L’accordo, inoltre, può avere durata limitata nel tempo oppure può essere a tempo indeterminato;
- Parità di trattamento retributivo, deve cioè essere garantito lo stesso trattamento retributivo rispetto a quello dei colleghi che svolgeranno pari mansione in ufficio o, in ogni caso, “secondo le modalità tradizionali”;
- Diritto alla disconnessione, è riconosciuto il diritto al riposo e il rispetto dell’orario di lavoro. L’orario è autodeterminato, è sufficiente raggiungere l’obiettivo prefissato;
- Sicurezza e tutela del lavoratore, dovrà essere reso noto al lavoratore, un documento informativo sugli eventuali rischi infortuni e malattie professionali connessi alla propria mansione.
Nello smart working, possiamo dire che il lavoro è visto ad obiettivi e non più soltanto, ad ore.
Quali sono le principali differenze tra telelavoro e smart working?
Il telelavoro è una scelta che il dipendente fa all’origine del rapporto di lavoro, lavorare da casa anziché in ufficio, con l’obbligo di essere online durante tutto l’orario di lavoro.
Lo smart working non è una scelta definitiva, bensì una modalità anche temporanea, per particolari esigenze. Lo smart working può essere considerato una evoluzione del telelavoro, con una maggiore flessibilità rispetto al telelavoro.
Come abbiamo detto sopra, il dipendente può scegliere il luogo in cui lavorare, il quale non deve coincidere con la propria abitazione e può essere cambiato anche, in corso di esecuzione.
A differenza del telelavoro, lavorare in smart working, per definizione, presuppone flessibilità e adattamento, a differenza del telelavoro, fondato sulla necessità di una postazione fissa per il dipendente, solitamente la casa.
Per lo svolgimento dell’attività lavorativa in smart working non è obbligatorio che sussista un luogo fisico fisso in cui lavorare.
L’applicazione dello “smart working” presenta dei “pro” e dei “contro”, che si caratterizza “a macchia di leopardo” nel momento in cui si manifesta irregolarmente da azienda a azienda, pubblica o privata, da Nord a Sud soprattutto per il numero delle imprese presenti sul territorio.
I “pro” e i “contro” sono oramai noti:
- i “pro” riguardano il modo piacevole di lavorare a casa, a detta della maggior parte dei lavoratori interpellati, anche a fronte della semplice esperienza vissuta in appena tre mesi, i vantaggi sia per lo “smart worker” che per l’impresa, in termini di risparmio economico individuale, la riduzione dei consumi, l’abbattimento drastico degli inquinanti, la maggior produttività, gli spostamenti estenuanti, gli ambienti rumorosi e altre situazioni favorevoli che ciascun Datore di Lavoro individua;
- i “contro” sono il lavoro senza limiti, la maggior indipendenza ma anche la solitudine, gli aspetti di tutela della salute e della sicurezza sul lavoro, il mantenimento di spazi e di ambiti della giornata da dedicare al lavoro rispetto a quelli da dedicare alla famiglia, le distrazioni e le interruzioni mentre si lavora, le preoccupazioni professionali rispetto a quelle per la famiglia, la valutazione dei potenziali pericoli.
Per mitigare queste contrapposizioni positive e negative, molti sono stati invece gli accorgimenti per l’organizzazione del lavoro in remoto da svolgere a casa, come quelli riguardanti per esempio:
- la creazione in casa di uno spazio di lavoro “solo dello “smart worker”, al riparo dalle intrusioni dei familiari;
- l’evitare di lavorare in posizioni scomposte come quello di sdraiarsi sul letto o accoccolati sul divano;
- organizzarsi almeno con una piccola scrivania o un tavolino, sul quale raccogliere i normali “attrezzi di lavoro”;
- dotarsi di una sedia ergonomica per eliminare possibili anomalie posturali;
- una buona illuminazione rispetto alle necessità lavorative legate all’utilizzo prevalente di un computer;
- le informazioni per i familiari riguardanti le caratteristiche del lavoro che si deve svolgere;
- la sensibilizzare dei presenti della necessità di non essere disturbati e interrotti mentre si sta lavorando;
- la fissazione di un regolare “orario di lavoro” che abbia possibilmente un costante inizio e un termine, attenendosi ad esso il più possibile;
- di smettere di pensare al lavoro a fine orario e dedicare la nostra attenzione e tempo di qualità ai nostri familiari o amici;
- di organizzare la giornata in modo da avere regolari pause per sgranchirsi e per allentare la concentrazione.